Nessuna è sostituibile, nessuna deve essere lasciata indietro

Contro le disuguaglianze, le discriminazioni di genere, i bias, le violenze e i soprusi del patriarcato, serve una presa di coscienza sul ruolo della donna nella società: qualche spunto dalle riflessioni e le azioni di Alexander Langer e David Sassoli

Di dimostrazioni che i presupposti su cui si basano le società occidentali siano marci (e parliamo delle società occidentali solo per la loro presunzione di essere arrivate allo stadio più avanzato nella storia dell’umanità) ne potremmo individuare forse all’infinito. In questa sede abbiamo già trattato la tendenza a risolvere le controversie attraverso l’uso della forza armata, la distruzione dell’ambiente naturale, la logica del profitto che calpesta la ricerca di giustizia sociale e civile. Sarà facile riconoscere il minimo fattore comune: la violenza, espressa in diverse forme.

La violenza è la base del patriarcato, di quel sistema sociale che premia sempre l’imposizione del più forte, che annichilisce il dialogo, che approfondisce le discriminazioni perché il molto sia di appannaggio solo di pochi, prevalentemente maschi, bianchi ed eterosessuali. Tra le prime vittime di questa disuguaglianza, bias e soprusi ci sono le donne, in una logica di subordinazione di genere che garantisce agli uomini il mantenimento del potere. Per combattere e cambiare questo tipo di mentalità, marcia sin nelle fondamenta, è necessario prendere coscienza della realtà in cui siamo immersi: ecco perché, anche per i due protagonisti di questo cammino, Alexander Langer e David Sassoli, la riflessione e l’impegno sul ruolo della donna nella società era considerato cruciale.

Donne


Nessuna è sostituibile

Ancora prima di arrivare al passato prossimo con l’esempio di Sassoli, si può analizzare la necessità di più centralità del ruolo della donna nella società secondo Alexander Langer attraverso il commiato a una delle figure più importanti per la fase matura della sua vita politica. Andreina Emeri: avvocata, femminista, consigliera provinciale e regionale, attivista. “A volte si dice che nessuno è insostituibile. La morte di Andreina ci ricorda drasticamente che è vero il contrario: nessuno è sostituibile. Ciò viene avvertito con particolare intensità rispetto a coloro che non si esauriscono in una funzione, in un ruolo”, scriveva sull’Alto Adige l’8 agosto 1985. “Morto un re (o un papa, o un funzionario di partito) se ne fa un altro. Morta un’amica, una madre, una compagna di impegno e di lotte, non se ne può fare un’altra”.

In qualità di avvocata, Emeri aveva osservato i problemi che le donne incontravano in ogni ambito della vita quotidiana, come lavoratrici e persone che volevano autodeterminarsi nella propria vita sessuale e procreativa. Alla fine del 1983, “il suo modo di affrontare il primo mandato rappresentativo della sua vita, eletta nella lista interetnica ‘Della colomba di pace’, era molto concreto e ricco di entusiasmo”. Questo le permetteva di portare sulla scena politica “ciò che aveva pacatamente detto, proposto, criticato nei tanti anni prima in luoghi meno politici, continuando a dire, onestamente e con intelligenza, le stesse cose di prima, e imparandone di nuove, con curiosità e partecipazione”, scriveva Langer. “La giustizia tra l’operaio licenziato o cassintegrato e il padrone di una fabbrica, tra la cameriera defraudata delle sue ferie o della sua paga e l’albergatore, tra moglie indifesa e marito violento, tra ragazza incinta e l’istituzione medica o clericale, tra l’inquilino sfrattato e speculazione immobiliare”. L’intelligenza e l’altruismo di combattere per la giustizia sociale, con un occhio di riguardo per i diritti delle donne in ogni ambito: lavorativo, sessuale, privato, pubblico, sociale, umano.

Nell’impegno per cambiare le fondamenta di una società ingiusta (patriarcale, razzista, discriminatoria, classista), c’era un’evidente “amore per la natura e per l’ambiente, fatto di gite in montagna e di rabbia per gli scempi paesaggistici perpetrati in nome del profitto”. C’era una “lotta contro la separazione etnica e contro ogni forma di razzismo della società sudtirolese“, che “ancor prima di diventare progetto politico, era una scelta di vita quotidiana che l’aveva portata a privilegiare ambiti di vita associata in cui fosse naturale avere a che fare con persone di diverse madrelingue”. C’era un “laicismo che era una scelta spontanea di tolleranza (mai indifferenza), pluralismo, curiosità per i diversi da sé, volontà di intrecciare rapporti e cooperazione tra diversi, senza esclusivismi o ideologie totalizzanti, pretendendo sempre di verificare ogni affermazione ideale sul terreno dei comportamenti pratici, della quotidianità”.

Al lavoro politico di una donna come Emeri, Langer riconosceva “una grande e costante opera di attiva integrazione, di valorizzazione delle persone magari poco in vista, di attenzione alle ragioni di ognuno”, che avevano portato tutti a rendersi conto che “con l’elezioni di Andreina non si era coperta una casella di un qualche tassello politico funzionale (‘la donna’, ‘la femminista’, ‘l’italiana’, ‘l’ecologista’, ‘l’impolitica’…), tanto per far tornare dei conti d’immagine“. Un’esperienza che, ai tempi di Langer ma anche a quelli di Sassoli – i nostri, insomma – a ogni donna, in ogni campo, è successo almeno una volta nella vita. Una storia (dell’umanità) che solo la lotta di ciascuno di noi, proprio come quella professionale, umana e politica di Emeri, può arrestare.

Alexander Langer Andreina Emeri
Andreina Emeri e Alexander Langer

Nessuna deve essere lasciata indietro

Se per Langer il concetto-chiave era “nessuna donna è sostituibile”, l’impegno politico di David Sassoli ha suggerito che nessuna donna deve essere lasciata indietro. C’è molta meno retorica e molta più concretezza in questa frase di quanto si possa immaginare. Basta solo pensare alla decisione della primavera del 2020, in piena prima ondata di pandemia COVID-19, di aprire le porte del Parlamento Europeo – istituzione che presiedeva – per ospitare 350 donne senza fissa dimora. Una testimonianza di solidarietà per garantire alle donne più emarginate dalla società un posto sicuro, assegnando a ciascuna di loro un ufficio dove poter passare il giorno e la notte. “Il Coronavirus, dopo anni di silenzio colpevole, ha portato alla luce una realtà che molti negavano: quella della povertà”, attaccava Sassoli. “Dobbiamo usare la leva delle enormi risorse economiche che l’UE metterà a disposizione di tutti, per cambiare il modo di vivere, per il bene di tutti, non il profitto di pochi“.

Parlando di emarginazione e disuguaglianze, il presidente Sassoli si dimostrava attento alla situazione che vivono tutte le cittadine, europee e non. “Dobbiamo parlare con parole giuste, per liberare le voci delle vittime e aiutarle a rompere il silenzio“, esortava dal podio dell’emiciclo del Parlamento UE il 25 novembre 2020, in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. L’importanza delle istituzioni comunitarie risiede nello stare vicine ai cittadini e alle cittadine, “come ha fatto il Parlamento trasformando uno dei nostri edifici in un centro temporaneo per ospitare le donne vulnerabili colpite dal COVID-19”. Ma non solo: “Serve un approccio integrato, globale e incentrato sugli aspetti socio-economici, istituzionali e sui diritti delle donne”. A proposito della situazione nei Paesi membri, Sassoli biasimava la carenza o il non sufficiente finanziamento di rifugi e linee di assistenza per le donne vittime di violenza domestica: “È inaccettabile, continueremo a insistere perché tutti ratifichino la Convenzione di Istanbul e lavoreremo con le altre istituzioni per presentare una direttiva sulla lotta alla violenza di genere”. A due mesi dalla sua morte, la direttiva richiesta con forza è stata formalmente presentata (simbolicamente l’8 marzo 2022) dalla Commissione Europea.

La base su cui ogni azione e dichiarazione del presidente Sassoli su questo tema era rappresentata dalle parole scelte per aprire il suo mandato nel 2019. “Dobbiamo lavorare per una sempre più forte parità di genere e un sempre maggiore ruolo delle donne ai vertici della politica, dell’economia e del sociale“, aveva sottolineato con forza in uno dei passaggi più intensi del suo primo discorso da presidente del Parlamento Europeo: “Questo è il nostro biglietto da visita in un mondo che non ha regole”.

Sassoli Mostra Donne