In via di estinzione: i rischi per le specie animali nei Balcani

L’allarme sulle specie animali che rischiano l’estinzione nei Balcani Occidentali: dalla lince balcanica all’aquila imperiale, fino al lento ritorno degli orsi bruni

Quando si parla di animali in via di estinzione, i Balcani Occidentali mostrano diversi casi preoccupanti, che si protraggono nel tempo e che sono determinati da molteplici cause. Tutte comunque legate all’azione dell’uomo e all’incapacità di trovare un equilibrio con specie animali che popolano da millenni lo stesso ambiente naturale. Altri casi evidenziano che attraverso l’impegno e la costanza si può arrestare questo processo e ripopolare la penisola di animali che oggi rischiano di sparire per sempre.

Lince Balcani


Linci (quasi) senza futuro

L’ultimo allarme ha riguardato uno degli animali più affascinanti: la lince balcanica. Il rapporto del Balkan Lynx Recovery Programme ha reso noto che le 151 fototrappole sparse in tutta la penisola nel 2021 hanno ripreso 1 lince in Kosovo, 4 in Albania e 5 in Macedonia del Nord. In quest’area-chiave per la sopravvivenza della specie, secondo gli esperti sono rimasti in vita tra i 30 e i 50 esemplari della sottospecie di lince eurasiatica protetta da tutte le convenzioni internazionali sulla fauna selvatica.

Bracconaggio, caccia intensiva delle prede e degradazione dell’habitat naturale sono le cause della troppo rapida scomparsa della lince balcanica. Cent’anni fa si trovavano popolazioni di questo animale anche in Slovenia, ma già allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale era a rischio di estinzione nei Balcani.

Nel 1949 la Jugoslavia di Tito ne vietò la caccia e furono istituite riserve naturali per il popolamento anche in Albania. In una trentina d’anni il numero crebbe fino a 300, la soglia per la sopravvivenza della specie. Negli anni Novanta, tra la dissoluzione violenta della Jugoslavia e il collasso dello Stato albanese, il bracconaggio tornò in auge. Linci impagliate si possono trovare ancora oggi di frequente nelle case di montagna. La fase di declino è ancora in atto e il futuro della lince balcanica è ben più che incerto. Rimane poco tempo mettere in salvo questa specie.

Lince Balcanica


La lotta delle aquile

È diventata uno dei rapaci più rari d’Europa e della penisola balcanica, con sole 36/44 specie rilevate nel 2020. Eppure, con i suoi due metri di apertura alare, l’aquila imperiale orientale è l’animale più iconico dei Balcani. Tanto da apparire anche al centro dello stemma nazionale della Serbia. Proprio in Serbia sono rimaste solo due aquile adulte in grado di nidificare, in Vojvodina, nel nord del Paese. Dal 1994 la specie è stata inserita nella lista rossa dell’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (UICN).

Sono diverse le ragioni che hanno portato alla decimazione della popolazione delle aquile imperiali orientali. In primis gli effetti dei cambiamenti climatici, tra cui gli incendi dell’habitat boschivo e la scomparsa delle grandi querce su cui questo animale nidifica. Tra industrializzazione e agricoltura intensiva, con l’uso deregolamentato dei pesticidi, stanno venendo a mancare le prede cacciate delle aquile: piccoli roditori, scoiattoli e volpi. La questione va oltre i Balcani e riguarda tutta l’Europa, dove ormai sono rimasti tra i 1900 e i 3000 esemplari. Come il volo delle aquile, l’emergenza climatica e l’ignoranza umana non conoscono confini.

Aquila Imperiale Orientale


Il lento ritorno degli orsi

In Europa l’orso bruno è sempre stato un vicino di casa dell’essere umano, avendo popolato tutte le aree continentali ad eccezione delle isole. Il forte calo del numero di esemplari iniziò però nel Settecento, con la colonizzazione delle aree montuose e l’introduzione di allevamento e agricoltura in zone ancora vergini. Dopo due secoli e mezzo di disboscamenti, caccia e persecuzione causata dalla paura nei confronti di questo predatore, il numero di orsi nella regione balcanica era nell’ordine del centinaio.

La svolta arrivò proprio dai Balcani, in particolare dalla Slovenia. Nel 1935 l’orso bruno fu dichiarato specie protetta dalle autorità della Jugoslavia, nel 1953 fu regolamentato il periodo di caccia e nel 1962 fu vietato l’uso di esce avvelenate. Una politica che è proseguita per decenni e che ha portato i primi frutti. Secondo uno studio commissionato nel 2018 dal Parlamento Europeo, sono circa 4 mila gli esemplari che vivono sulle catene montuose delle Alpi Dinariche (dalla Slovenia al Kosovo) e del Pindo (tra Albania, Macedonia del Nord e Grecia).

Nonostante l’orso bruno sia ancora considerato una specie in via di estinzione, le politiche di protezione nella regione hanno dimostrato che si può mettere un freno a un processo che sembra inarrestabile. Il ripopolamento delle specie animali a rischio di estinzione nei Balcani è una questione che richiede molto tempo e sforzi costanti da parte delle autorità pubbliche e dei cittadini. La collaborazione tra i Paesi balcanici può essere l’unica chiave per risolvere un problema creato dalle stesse mani dell’essere umano.

Orso Bruno